Instagram lancia Stories: il futuro è real time
Chiunque abbia scaricato l’aggiornamento dell’app Instagram tra ieri e oggi se ne sarà accorto: qualcosa è cambiato. Nel feed è comparsa una nuova sezione, a cui corrisponde una nuova funzionalità – le Instagram Stories. Introdotte martedì 2 agosto, le Stories sono dedicate alla condivisione di foto e video raggruppati in slideshow, con una durata temporale limitata e la possibilità di personalizzazione tramite sticker e scritte.
La reazione globale è stata immediata: Instagram si sta trasformando in Snapchat! Il funzionamento è in effetti molto simile e risponde alle medesime necessità:
- Condividere non solo immagini selezionate e rese perfette da filtri e modifiche, ma anche i tanti momenti quotidiani che dal punto di vista fotografico sono ben lontani dalla perfezione
- Superare il timore dell’overposting, ovvero di invadere i feed altrui con troppi post consecutivi
- Mantenere quella che sta diventando (o è già diventata) una modalità mainstream di fruizione dei media (quella di Snapchat) all’interno di una piattaforma consolidata (Instagram), senza la necessità di crearsi un nuovo pubblico e nuovi contatti in un’app diversa
Dallo sviluppo di integrazioni al supporto strategico, dalla creazione di concept creativi all’ottimizzazione dei risultati.
Instagram, Snapchat o tutte e due?
La nota che sorprende, in tutto ciò, è che Instagram non nega affatto di aver copiato Snapchat, anzi. Il CEO di Instagram Kevin Systrom ha dichiarato a TechCrunch (qui l’intervista completa):
“[Snapchat] ha diritto a tutto il merito. Non si tratta di decidere chi ha inventato cosa. Stiamo parlando di un formato e di come implementarlo in un network dandogli un’identità propria”.
Una dichiarazione esplicita di questo genere cambia completamente le carte in tavola nel mondo dei social network, aprendo la strada a riflessioni profonde sulla direzione che le piattaforme stanno intraprendendo. Nel recente passato abbiamo assistito al restyling di Twitter che l’ha portato a somigliare a Facebook, all’acquisizione di Instagram da parte di Facebook, all’inserimento in Instagram stesso di un algoritmo di feed sorting basato sul modello Facebook. C’è veramente di che stupirsi, dunque, nel vedere un ulteriore passo nella direzione dell’uniformazione delle esperienze social?
Le tendenze, nel mondo social, sono in balia di una potente forza centripeta. Nel giugno 2016 Apple ha dichiarato che le applicazioni installate da App Store hanno oltrepassato la boa dei 130 miliardi, ma la realtà è che utilizziamo sempre le stesse.
Una ricerca 2015 di comScore sul mercato americano mostra chiaramente come le prime 6 app per utilizzo (e 8 delle prime 9) siano app prevalentemente social di proprietà Facebook oppure Google. Perché ognuno di noi scarica decine di app ogni anno, ma ci riduciamo a utilizzare sempre le solite tre, dedicando loro più di tre quarti del tempo medio di utilizzo giornaliero e lasciando nel dimenticatoio le altre.
All’interno di questo quadro, Snapchat ha ancora parecchia strada da fare per raggiungere la cima della classifica, ma la sua avanzata è costante e temibile. L’applicazione è cresciuta esponenzialmente soprattutto nel segmento di pubblico dei Millennials, riuscendo a rivoluzionare la relazione tra individuo, device e fruizione dei media. La natura effimera dei media postati, ad esempio, è qualcosa di quasi completamente alieno alla generazione X (per non parlare delle precedenti).
Il modello Snapchat funziona e non può essere ignorato: per portarsi a pari, Instagram ha tentato in passato a produrre delle app che ne mimassero il funzionamento (come Poke, Slingshot e Instagram Bolt), ritirate poco dopo per chiaro insuccesso.
La difficoltà stava nel convincere gli utenti ad aggiungere un’ulteriore applicazione alla loro routine quotidiana, chiedendo loro di costruirsi una nuova audience, di imparare a usare una nuova app da zero e di muoversi in continuazione da un’app all’altra.
Come abbiamo visto poco sopra, la direzione era quella sbagliata, e infatti non ha funzionato. La scelta di introdurre le Instagram Stories risolve con un colpo di spugna il problema. Il pubblico vuole il modello Snapchat? E noi lo portiamo dentro Instagram. So what?
L’introduzione della nuova feature risponde inoltre a una necessità cruciale per il team Instagram/Facebook: incrementare la frequenza di posting – e quindi l’utilizzo dell’app – da parte degli utenti. Ad oggi, Instagram è il luogo dei selfie e delle fotografie emotive a tramonti e colazioni: un’applicazione in cui ogni immagine subisce un meticoloso labor limae di ritocchi, filtri e aggiustamenti, con la perfezione come obiettivo. Su Instagram si posta solo se si è certi di offrire un’immagine eccezionale – altrimenti meglio lasciar perdere.
Incrementare la frequenza dei post, quindi, passa forzatamente attraverso un diverso utilizzo dello strumento. Qui entrano in gioco le Stories: contenuti temporanei, che non compromettono la reputazione di instagrammer per sempre se non sono perfetti, ma che anzi traggono la propria potenza comunicativa dall’essere istantanei, giocosi e imperfetti – in una parola, veri.
Un ulteriore punto a favore delle foto imperfette: nessun timore del pubblico giudizio, visto che le storie non sono soggette al normale meccanismo dei “like”.
“Abbiamo bisogno di un luogo dove gli utenti si sentano liberi di postare quello che vogliono, senza il fastidioso timore di controllare se è piaciuto a qualcuno oppure no”, ha detto Systrom al Wall Street Journal
C’è chi già grida allo snaturamento, chi applaude la sfacciata copiatura, chi si ribella alla progressiva complicazione dell’esperienza utente all’interno di Instagram. La realtà dei fatti è che, con questa mossa, Instagram (e quindi Facebook) potrebbe aver messo in grossa difficoltà Snapchat, sottraendole la notevolissima fetta di pubblico di età media più alta (25-34) che già ama e utilizza Instagram, e che ha dimostrato di fare molta fatica a comprendere e ad adattarsi a una user experience profondamente diversa quale è quella di Snapchat.
Esempi di post con Snapchat
Cosa implicano le Instagram Stories per le aziende?
Le aziende più social-savvy hanno già compreso l’enorme potenziale di Snapchat e non tarderanno ad abbracciare anche quello delle Instagram Stories. Con 500 milioni di utenti attivi al mese (dati giugno 2016), Instagram è una realtà veramente difficile da ignorare per i brand, e grazie alle nuove feature lo sarà sempre di più.
Le pietre angolari del nuovo corso sono due, e non sono certo nuove:
- Il marketing è real-time
- Il futuro è video
Nei fatti, le aziende che gestiscono già con successo una buona strategia Instagram potranno permettersi di soprassedere su queste novità per un altro po’. Non per sempre, però. La direzione è presa, l’opportunità è grande e l’impegno lo è in proporzione: una strategia real-time di qualità può costituire un passo gigantesco nella direzione della fidelizzazione della community, ma comporta anche un investimento non indifferente in persone e know-how per la creazione di buoni contenuti.
Importante poi sottolineare ancora una volta come l’espansione di un canale non cannibalizzi forzatamente gli altri: i confini sono sempre più labili ad ogni nuova innovazione, e la multicanalità dà la bussola per orientarsi in un mondo sempre più ibrido.
Come funziona Instagram Stories?
Passiamo alle cose pratiche. Il funzionamento di Instagram Stories è veramente molto simile a quello di Snapchat. Partiamo dal feed: in alto è ora visibile una serie di foto profilo che corrispondono agli utenti che hanno iniziato a postare Instagram Stories. Un cerchio colorato attorno alla foto indica la presenza di nuove storie da consultare.
Cliccando sulle foto si viene indirizzate alle “storie” di quella persona: una serie di foto e video delle 24 ore precedenti, arricchite da sticker, testi e disegni. Non è possibile commentare o mettere like pubblicamente alle storie, mentre si può inviare un messaggio privato tramite Instagram Direct.
Esempi di post con Instagram Stories
Per creare una nuova storia basta cliccare la nuova icona “+” apparsa nell’angolo in alto a sinistra dell’app, scattare una foto o registrare un video (massimo 10 secondi), ed è fatta. Il contenuto apparirà nello stream delle storie invece che sul profilo standard. Durerà 24 ore, dopo le quali scomparirà senza lasciare traccia. Vale la pena sottolineare che anche questi contenuti sottostanno agli stessi limiti di privacy impostati per il resto dell’account.