Quotidiani vs. Newsletter: ecco come sta cambiando il mondo dell’informazione
A ogni declino si accompagna sempre, in parallelo, un’ascesa: lo è stato per la musica, con cassette e CD prima e Spotify ora e, più di recente, per l’intrattenimento video, con la crisi della televisione generalista e il successo di Netflix e altre piattaforme analoghe. Oggi potremmo applicare lo stesso schema anche al mondo dell’informazione: al graduale declino dei quotidiani, si sta assistendo all’ascesa di nuovi strumenti per diffondere, trasmettere e reperire informazioni, newsletter in primis.
Perché, quindi, parlare di “rinascimento”? Perché in realtà le newsletter sono sempre state uno strumento cruciale per attirare pubblico e veicolare informazioni e la loro nascita si colloca storicamente ben prima dei tradizionali quotidiani. Il 131 a.C. è la data a cui risale l’Acta Diurna (“eventi giornalieri”), la prima newsletter della storia: una gazzetta contenente notizie militari e politiche per la pubblica trasmissione (1). Da questo momento in poi, le newsletter non hanno smesso di circolare, attraversando le varie epoche storiche (2) con forme e scopi diversi e oggi, a più di 2000 anni di distanza, stiamo assistendo a una nuova vita di questo canale informativo.
Dallo sviluppo di integrazioni al supporto strategico, dalla creazione di concept creativi all’ottimizzazione dei risultati.
Come l’epidemia ha cambiato il mondo dell’informazione
L’inizio della crisi dei media tradizionali
Era il 2007 quando due eventi in apparenza poco rilevanti hanno rappresentato l’inizio della crisi del tradizionale mondo dell’informazione:
- il boom di Facebook
- la presentazione del primo iPhone
Si tratta dei due fatti storici che hanno portato, gradualmente, alla crisi del mondo dell’informazione tradizionale e a un nuovo modo di trasmettere, reperire e diffondere le notizie, in cui:
- la narrazione del reale è passata dall’essere prerogativa assoluta dei media tradizionali ad essere prodotta e diffusa dagli utenti stessi. Smartphone e social network, hanno reso le notizie letteralmente a portata di mano e i fatti di cronaca raccontabili e trasmissibili da chiunque
- i quotidiani hanno iniziato a perdere il controllo esclusivo della circolazione delle notizie e il loro ruolo di uniche fonti di informazione
- il modo di reperire le notizie, trasferendosi sul digitale, è diventato sempre più veloce e immediato. Il web ha dato agli utenti la possibilità di conoscere le notizie in tempo reale, rendendo la tempestività un’esigenza che la carta stampata non potrà mai soddisfare.
In un decennio, la crisi dei quotidiani stampati ha raggiunto, ancor prima della pandemia da Covid, dimensioni significative, con effetti drammatici per il mercato del lavoro del giornalismo.
Secondo il Pew Research Center, dal 2008 al 2019, solo nello scenario americano il settore della stampa ha perso metà dei suoi dipendenti:
Fonte: Pew Research Center
Come l’epidemia ha accelerato la crisi dei quotidiani
In un contesto storico in cui, date queste premesse, la sopravvivenza dei quotidiani era già appesa su un filo di lana, la pandemia da Covid ha accelerato non solo un processo di digitalizzazione ma, con esso, anche il declino delle notizie su carta: in America i segni della crisi dei quotidiani si sono manifestati in un primo momento con un diffuso e drammatico aumento di permessi, scioperi e licenziamenti, fino alla chiusura di più di 60 quotidiani locali. Il Financial Times a giugno 2020 denunciava 38.000 licenziamenti e tagli di stipendio nel settore della stampa. Il Minneapolis Star Tribune, con una perdita del 40% delle entrate pubblicitarie dall’inizio della pandemia a giugno 2020, è solo una delle tante vittime di una crisi globale ormai evidente. Il calo delle entrate è arrivato a sfiorare, in altri casi, il 90%, costringendo un gran numero di quotidiani a contare solo sugli abbonamenti dei lettori per sopravvivere.
L’informazione in Italia
In Italia la situazione non è meno drammatica: oggi si vendono poco più di 2 milioni di copie, contro i 5 milioni del 2007. Nonostante le edicole siano state esenti dalle restrizioni della pandemia, la Federazione Nazionale Giornalai ha dichiarato un crollo dell’11% delle vendite rispetto all’anno precedente e la chiusura, in media, di due edicole al giorno dall’inizio dell’emergenza sanitaria.
Tra le tante testimonianze degli impatti nefasti del Covid sul settore della stampa troviamo quella del gruppo editoriale GEDI, di cui fanno parte Repubblica, L’Espresso, La Stampa e altri quotidiani locali. In un esteso comunicato stampa a giugno 2020, il gruppo ha trasmesso i risultati di un semestre nero drammatico: una flessione del 17,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e una diminuzione dei ricavi del 6,6%. Nel comunicato, il gruppo spiega chiaramente come le cause di questo andamento negativo siano indubbiamente da ricondurre alla pandemia:
“Gli effetti del Covid-19 e delle misure restrittive introdotte a livello regionale e nazionale hanno impattato negativamente sull’andamento delle vendite in edicola. […] I ricavi pubblicitari hanno subito un calo del 30,8% rispetto ai primi sei mesi del 2019. La flessione è sostanzialmente riconducibile agli effetti del Covid-19”.
L’ascesa delle newsletter
Il successo di Substack e dei servizi di iscrizione a newsletter
È in questo scenario che molti giornalisti stanno cercando soluzioni alternative per uscire dalla crisi e sopravvivere. Una di queste è senza dubbio Substack, piattaforma nata nel 2017 che offre, a qualsiasi azienda o giornalista, la possibilità di creare e inviare newsletter ai loro iscritti, chiedendo soldi ai lettori per l’iscrizione e il finanziamento. In pochi anni Substack ha lanciato un vero e proprio modello di servizio di iscrizione e consultazione di newsletter gratuite o a pagamento (a discrezione dell’autore).
Il post di lancio della piattaforma (4) non rappresenta solo la mission di Substack, ma anche una sorta di manifesto dell’attuale mondo dell’informazione:
“I grandi totem del giornalismo moderno stanno morendo. Nuove organizzazioni ed entità che cercano di assumerne le sembianze stanno lottando per la sopravvivenza e il risultato è un’epidemia di clickbait e fake news. Agli occhi dei consumatori, il giornalismo ha perso gran parte del suo valore, anche dal punto di vista economico. È facile lasciarsi scoraggiare da un tale scenario, ma crediamo che ogni crisi nasconda sempre un’opportunità. Crediamo che il contenuto giornalistico abbia un suo valore e che non debba essere dato per scontato ed essere svenduto gratuitamente. Crediamo che ciò che leggi abbia importanza e che questo sia il momento per lottare e difendere tali ideali.”
Nei primi tre mesi della pandemia Substack ha aumentato le sue entrate del 60% e il numero di lettori e autori è raddoppiato. The Dispatch, è uno dei tanti esempi di newsletter che ha trovato il successo su questa piattaforma. Nata in forma gratuita, in soli sei mesi ha ottenuto 10.000 iscritti e 1,4 milioni di dollari di ricavi.
Substack è si è rivelata un’opportunità vantaggiosa anche per dare spazio a tutti quei giornalisti che si occupano di tematiche di nicchia e che, non trovando posto nel mondo dei quotidiani, si erano da anni rassegnati a lavorare come freelancer (3). Emily Atkin, giornalista che si occupava di ambiente per il magazine New Republic, ne è un perfetto esempio: dopo essere stata licenziata, ha creato la newsletter Heated per parlare di ambiente e cambiamento climatico e, da quando è sbarcata su Substack, ha ottenuto un enorme successo: oggi Heated è l’11esima newsletter più letta della piattaforma e ha circa 2.500 iscritti, per un totale di circa 175.000 dollari di entrate annuali.
Visto il successo di Substack, stanno emergendo altre piattaforme di informazione simili: Patreon, Medium e Ghost sono alcune delle alternative nate in tempi recenti.
Tali piattaforme non stanno solo dando nuova vita al canale email, ma presentano numerosi vantaggi per il mondo dell’informazione in generale:
- danno uno spazio a contenuti e tematiche settoriali e specifiche
- promuovono uno scenario meritocratico in cui il successo di uno scrittore e della sua newsletter è sostenuto concretamente e direttamente dai lettori
- consentono a chiunque abbia capacità e voglia di esprimersi di costruirsi il proprio seguito, parlando a un pubblico di lettori ristretto e più interessato
- permettono una piena libertà editoriale
- non hanno pubblicità, ma solo iscrizioni
Le newsletter sbarcano sui social
Il rinascimento delle newsletter non si sta limitando a spazi come Substack. Recente è, infatti, la notizia dell’acquisizione da parte di Twitter della piattaforma di gestione newsletter Revue. L’obiettivo del social network è quello di investire sul potenziale delle newsletter e rendere disponibile ai suoi utenti l’attivazione del servizio. L’intento è quello di richiamare scrittori, giornalisti e case editrici che vogliano ampliare il loro seguito grazie al social network e capitalizzare i loro testi allargando i confini dei tweet.
La differenza tra i quotidiani e le newsletter
Ma cosa rende le newsletter così apprezzate ed efficaci per il momento storico attuale? Rispetto ai quotidiani (cartacei e non), queste email informative hanno il vantaggio di essere più settoriali e di dar voce a notizie e argomenti più di nicchia, che difficilmente trovano spazio su altri canali di informazione. Questo aspetto rende, di conseguenza, lo stile e il registro delle newsletter più specifico, talvolta più tecnico, talvolta più colloquiale e informale (oppure entrambi, come nel caso della newsletter di Robinhood Snacks, che inserisce spesso GIF e meme divertenti per “svecchiare” e rendere meno noioso l’ambito finanziario ed economico su cui si focalizza). Questa tipologia di strumento di informazione, proprio per questo, ha un’identità e una personalità più marcate, che rendono ogni newsletter diversa dall’altra e che sono la conseguenza di una maggiore libertà editoriale. La brevità e concisione rappresentano l’altro grande vantaggio che fa di questo canale lo strumento informativo adatto allo scenario attuale: oggi gli utenti sono bombardati da un’infinita quantità di contenuti e necessitano di soluzioni rapide, che permettano di ottimizzare il tempo e l’attenzione da poter dedicare ad ogni fonte di informazione.
Conclusioni
Le newsletter stanno riempiendo il vuoto di informazione lasciato dalla crisi della notizia su carta, rivelandosi uno strumento in grado di soddisfare da un lato gli utenti, grazie a quella tempestività, brevità e facilità di fruizione che rappresentano le nuove esigenze del pubblico post digitalizzazione, dall’altro gli scrittori stessi, favorendo una maggiore libertà editoriale e relazioni di qualità con i lettori.